Sabato 9 giugno il presidente G.W. Bush sarà in visita ufficiale a Roma. "Accogliamolo" con una grande manifestazione contro la guerra che contesterà le responsabilità dell'amministrazione statunitense ma anche l'interventismo militare assicurato dal governo Prodi.
GIOVEDI' 7 giugno h 17 – Piazza Verdi
Assemblea No War, No Bush + collegameneti da Rostock
(promossa da EsPrèsS, C38, Cua, Spa, Casseur, Ora d'Aria)
SABATO 9 giugno h 10 – Stazione centrale
TUTTI A ROMA / Rivendichiamo il diritto alla mobilità e a raggiungere Roma in treno!
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Il 9 giugno a Roma: No Bush No War Day
Il presidente Usa, George Bush verrà in Italia il 9 giugno, su invito del governo Prodi per ribadire in questo modo la convinta alleanza militare e politica dell´Italia con gli Stati Uniti. (…)
Oggi il presidente Bush ha contro la maggioranza del popolo degli Stati Uniti, ma mantiene l'appoggio delle lobbies militari, petrolifere e dell´industria delle armi. Bush è l´estremo interprete della volontà di dominio mondiale delle classi dominanti statunitensi, volontà che porta da decenni gli USA, indipendentemente dall´alternanza dei governi, ad intervenire militarmente ovunque, con truppe, colpi di stato, stragi e attentati.
Questa strategia di dominio, che fa della guerra una vera e propria strategia politica con la capacità di esportare conflitti dall´Africa all´Asia, dall´America latina alla stessa Europa, produce sudditanza politica e culturale.
In Italia la destra considera Bush il proprio riferimento, ma anche il governo Prodi, eletto grazie ai voti del movimento nowar "senza se e senza ma", è orgoglioso dell´alleanza con tale amministrazione e si prepara a ricevere in pompa magna il presidente Usa a Roma.
Questa subordinazione caratterizza anche l´organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione "multilaterale", cioè "concertata" con le altre potenze.
Un´internità alla logica della guerra che spinge a mantenere le truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole imporre a popolazioni unite nell´opposizione nuove basi militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla costruzione di micidiali armi come l´aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e Aviano.
E´ questa subordinazione, politica e culturale, che ha abbandonato una delle esperienza più limpide del pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.
Ma la guerra è guerra indipendentemente dalle bandiere usate per condurla e va ripudiata, come il militarismo governativo, che ha riconfermato o promosso le missioni belliche.
Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio guerrafondaio. Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un´altra Italia. Un´Italia che vive già in un altro mondo possibile e concreto. E´ quella dei movimenti che si battono contro le basi militari, contro la devastazione ambientale, per i diritti sociali, contro i cpt. Che si battono contro la privatizzazione dell´acqua e la rapina dei beni comuni, contro le spese militari e il riarmo globale.
Il 9 giugno quindi è un giorno importante per la ripresa del cammino del movimento no war nel nostro paese.
Vogliamo il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere all´uscita dell´Italia dalle alleanze militari.
Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa.
Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinché le decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il miglioramento ambientale.
Pretendiamo che il governo Prodi ottenga l´immediata liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo ruolo meritorio in Afghanistan.
Proponiamo che la mobilitazione del movimento no-war – che ha già tre tappe importanti: la manifestazione contro la progettata base militare a Novara il 19 maggio oltre a quelle di Aviano e Sigonella; le Carovane contro la guerra, che arriveranno a Roma il 2 giugno per protestare contro la parata militare sui Fori Imperiali; la mobilitazione europea contro il G8 di Rostock-Heiligendamm – culmini il 9 giugno in una grande mobilitazione popolare a Roma che faccia sentire a Bush e Prodi l´avversione nei confronti delle guerre e delle corse agli armamenti, che DICHIARI IL PRESIDENTE USA OSPITE NON GRADITO e faccia sentire a Prodi il ripudio della guerra e del militarismo. Così come recita l´articolo 11 della Costituzione.
Ci uniamo alla popolazione di Vicenza per ribadire a Bush la più chiara determinazione e la più netta opposizione possibile a non consentire la costruzione della base di Vicenza.
Inoltre lanciamo fin da subito la campagna perché sia garantita la possibilità a tutti coloro che vorranno manifestare di raggiungere Roma in treno.